Italo Malagola

Appassionato tecnico agronomo

Subito dopo il diploma, ho iniziato a lavorare nell’azienda agricola di mio padre, che produceva soprattutto pere. Ai tempi era un frutto emergente. Poi è nata, in me, l’esigenza di fare qualcos’altro e ho deciso di intraprendere la carriera di tecnico fitoiatra, ossia l’esperto che segue la difesa delle colture agrarie. Si tratta di una “missione”: la nostra figura professionale è assimilabile a quella del dottore delle piante. E’ una professione che occorre “sentire”.

Ci vuole esperienza, occorre monitorare le piante e, soprattutto, capire il momento giusto per intervenire. Poi va considerato come, ogni anno, si aggiungano parassiti nuovi, che possono danneggiare le piante. Penso, ad esempio, alla cimice asiatica. Arrivata qui in Emilia Romagna circa 6-7 anni fa e molto difficile da debellare. I prodotti attualmente a nostra disposizione sono poco efficaci ed è chiaro, quindi, come, in questo caso, ci vengano richiesti coinvolgimento totale e approccio innovativo. Un’altra sfida, soprattutto se penso all’Abate, è quella di conciliare le esigenze dei supermercati, con le tecniche produttive. Con una complessità di parassiti superiore alle altre colture, infatti, la pera richiede circa 20-25 trattamenti l’anno.

Ebbene, uno dei problemi principali che noi tecnici dobbiamo affrontare è proprio quello di riuscire a far trattare le pere, contenendo al massimo i residui. Perché questo è quello che il mercato richiede. Qui entrano in gioco, oltra alla passione, la competenza del tecnico e il patto di fiducia stretto con l’azienda agricola. Ovviamente, per lavorare bene, risulta fondamentale poter contare sugli strumenti giusti. In primo luogo, l’innovazione offerta dall’industria. A BASF, che vanta già un’ottima schiera di fungicidi, chiederei di potenziare e migliorare l’offerta di insetticidi.

i.malagola@fruitmodena.it

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