Fusariosi o Mal del Piede (Fusarium graminearum) [Gibberella zeae]

SINTOMATOLOGIA

La malattia colpisce le varie specie di frumento, l’orzo, la segale, il triticale, il mais e graminacee spontanee dei generi Bromus e Festuca. Delle suddette piante il grano duro è quello che è interessato dai danni maggiori. Sulle spighe causa la sbiancatura di gruppi di spighette o dell’intera spiga, nel qual caso l’alterazione è conosciuta come “spiga bianca”. Le cariossidi appaiono striminzite e sbiancate.

Le parti colpite possono ricoprirsi di muffa color salmone che invade anche le logge seminali, contaminando la superficie delle cariossidi.

BIOLOGIA ED EPIDEMIOLOGIA

Fusarium graminearum (= F. roseum var. graminearum), F. avenaceum (= F. roseum var. avenaceum), F. nivale (= Gerlachia nivalis) sono, rispettivamente, le forme anamorfiche di Gibberella zeae, Gibberella avenaceae e Microdochium nivale var. majus e var. nivale, mentre sono sconosciute le forme teleomorfiche di F. culmorum (= F. roseum var. culmorum) e F. poae (= F. roseum var. poae).

Negli ambienti italiani, dei vari Fusaria, Fusarium graminearum e, secondariamente, F. culmorum sono le specie più comuni, soprattutto nelle regioni meridionali in quanto questi miceti si avvalgono di temperature maggiori rispetto alle altre specie microterme.

Le infezioni primarie prendono avvio dal micelio presente sulle cariossidi e dalle clamidospore (porzioni apicali o intercalari di micelio trasformate in organi con parete molto consistente) sui resti vegetali infetti rimasti in campo. Le clamidospore riescono a conservarsi per molto tempo. Le infezioni più gravi della spiga si verificano nella fase di spigatura e maturazione con andamento stagionale a decorso freddo e piovoso. Con elevata umidità ambientale le parti colpite sono invase da fruttificazioni (sporodochi) color salmone che producono macroconidi pluripseudosettati, allungati, fusiformi o falcati, con una sorta di calcagno ad un’estremità.

Gli attacchi di fusariosi della spiga sono legati alla quantità di inoculo presente in campo sui residui colturali o in seguito ad infezioni contratte dalle giovani piante, a fattori ambientali (freddo, umidità e piovosità), pedologici (fertilità, ristagni di umidità), agronomici (monosuccessione colturale o rotazioni troppo strette, impiego di seme infetto, eccessiva densità di semina, elevata fertilizzazione azotata) e alla suscettibilità varietale.

Fusarium nivale colpisce anche le giovani piante, soprattutto in seguito a prolungate coperture nevose, formando una muffa cotonosa alla base dei culmi. In questo caso si assiste alla morte delle piante o, se sopravvivono, sono poi maggiormente esposte ad infezioni di fusariosi della spiga.

I Fusarium spp. producono micotossine pericolose per la saluta umana e degli animali, rappresentate da diversi tricoteceni: monacetoxiscirpenolo=MAS; diacetoxiscirpenolo=DAS; triacetoxiscirpenolo=TAS; scirpentriolo=SCR; T-2 tossina=T-2; HT-2 tossina =HT-2; T-2 tetraolo= T-2= TE; fusarenone-X=FUS/FX; deossinivanalenolo=DON o vomitossina; nivalenolo=NIV e zearalenone.

Fusarium poae produce anche beauvericina=BEA (depsipeptide della famiglia delle enniatine con proprietà antibiotiche), enniatina ENNs e fusarina. Di tutti questi composti DON è la più importante micotossina. Alle micotossine sono da collegare la pandemia legata al consumo di cereali fortemente inquinati che colpì l’Europa tra il 1348 e il 1350 e, in tempi più remoti, la forte mortalità subita dagli Egizi, citata come decima piaga d’Egitto nel libro dell’Esodo della Bibbia, conseguente al consumo di cereali mal conservati nei granai.

Le perdite di produzione possono rivelarsi di notevole gravità potendo interessare il 30-70% e a queste sono da aggiungere gli scadimenti qualitativi e sanitari delle produzioni contaminate dalle micotossine.

I semi infetti subiscono perdite di germinabilità e dell’energia germinativa e costituiscono fonti d’infezione.

DIFESA

Per quanto riguarda i provvedimenti agronomici occorre:

  • evitare il ristoppio e ricorrere ad ampie rotazioni con leguminose o con mais;
  • facilitare la decomposizione delle stoppie con l’apporto di urea;
  • favorire lo sgrondo delle acque in eccesso per evitare infezioni che interessano le plantule, le radici e la base dei culmi;
  • utilizzare varietà poco suscettibili;
  • impiegare una giusta quantità di seme per evitare eccessive densità d’investimento.

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