Oidio Delle Cucurbitacee [Sphaerotheca fuliginea]

Parti vegetative colpite, sintomatologia

La malattia fungina per antonomasia delle cucurbitacee è, senza dubbio, l’oidio che risulta essere aggressivo sia nelle colture in campo che in quelle in serra. Specie molto suscettibili sono il melone, il cetriolo e lo zucchino

Due specie della famiglia delle Erysiphaceae sono principalmente segnalate come responsabili dell’oidio delle cucurbitacee: Erysiphe cichoracearum (oggi Golovinomyces cichoracearum) e Sphaerotheca fuliginea (oggi Podosphaera xanthii). Tutti gli organi vegetativi vengono colpiti (foglie, fusti, piccioli, peduncoli dei frutti e, eccezionalmente, i frutti di alcune varietà di melone) mostrando i sintomi tipici e poco graditi: piccole macchie bianche, rotondeggianti e polverulenti compaiono inizialmente sulla pagina inferiore delle foglie per poi diffondersi all’intera superficie fogliare. Il micelio del patogeno, che determina quell’aspetto polverulento e biancastro, si sviluppa esternamente ai tessuti e produce i conidi (sul feltro miceliale vengono prodotti i corpi sessuati – cleistoteci – contenenti aschi e ascospore) che sono i responsabili della diffusione della malattia. Le foglie all’inizio dell’attacco mostrano sintomi di ingiallimento e, alla fine, disseccano completamente. Il grado di intensità e di severità di attacco degli organi vegetanti e fotosintetizzanti è quello che, alla fine, determina la decurtazione in termini di resa e lo scadimento della qualità prodotta dalle piante colpite.

Gli agenti dell’oidio delle cucurbitacee sono responsabili anche delle manifestazioni di mal bianco su composite (crisantemi, girasole, topinambur, dalia, zinnia), tabacco, ecc.

Aspetti biologici ed epidemiologici

La forma agamica del micelio viene conservata durante i mesi invernali su diverse piante spontanee; quella sessuata dei cleistoteci, invece, si ripara sui residui delle piante infette. I cleistoteci contengono 10-25 aschi ovali o subcilindrici che, a loro volta, ospitano generalmente 2 ascospore, raramente 3.

Le piogge ostacolano la diffusione delle Erysiphaceae che, al contrario, sono favorite e si sviluppano in condizioni di elevata umidità relativa (optimum intorno al 70%, anche se la germinazione delle spore è possibile anche a bassi valori di umidità relativa) e con temperature ottimali di 26 °C (a meno di 10 ed a più di 35 °C l’infezione si blocca). Nelle coltivazioni di pieno campo giugno è il mese più critico: la massima diffusione si registra tra agosto e settembre; in serra, invece, le infezioni sono più precoci e le alte temperature diurne frenano l’intensità e la progressione della malattia.

La forma anamorfica è Oidium asteris-punicei, con conidi cilindrici-allungati, germinanti apicalmente.

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