Rincosporiosi dell'Orzo [Rhynchosporium secalis]

SINTOMATOLOGIA

Trattasi di una malattia che si manifesta soprattutto sulle foglie, meno sulle guaine, con la comparsa iniziale di macchie di 1-5 mm di colore grigio scuro, che poi si ingrandiscono per divenire di forma ovale allungata, chiare al centro e di colore rosso-marrone sul bordo. Le macchie sono talora confluenti, tanto da interessare gran parte del lembo fogliare, che poi dissecca.

BIOLOGIA ED EPIDEMIOLOGIA

Il patogeno attacca non solo l’orzo, bensì la segale, il triticale e graminacee spontanee. Del patogeno sono conosciuti in Italia almeno 14 patotipi, nei confronti di diversi dei quali molte varietà ad habitus invernale dimostrano un buon controllo.

La sopravvivenza avviene con stromi miceliali sui residui vegetali infetti rimasti in campo e con conidi sul seme. Questi sono falciformi, ialini, divisi in due cellule disuguali, di dimensioni variabili (11-35 x 3-5,5 µm). Diffusi dagli schizzi della pioggia e dal vento originano le prime infezioni a carico delle foglie basali delle piante per poi estendersi a quelle più in alto nel corso dei successivi cicli infettivi, per i quali con temperature di 16 °C occorrono 16 ore per lo sviluppo del micelio e la liberazione dei conidi. La germinazione di questi avviene nel periodo primaverile, eccezionalmente in autunno, con temperature di 4-26 °C e con un optimum di 15-16 °C. Essi originano un promicelio che penetra per via stomatica o con perforazione della cuticola per poi sviluppare il micelio negli strati superficiali del mesofillo.

Le maggiori infezioni avvengono nelle coltivazioni con elevata densità d’investimento e sottoposte a laute concimazioni azotate. La mancanza di avvicendamento, le strette rotazioni e lo scarso interramento dei residui colturali mantengono alto l’inoculo del fungo, favorendo la malattia.

I danni arrecati sulle varietà maggiormente suscettibili possono raggiungere considerevoli livelli di gravità, con perdite di produzione fino al 30%.

DIFESA

Interrare in profondità i resti colturali. Ricorrere a normali rotazioni della coltura. Utilizzare varietà poco suscettibili. Adottare razionali densità di semina. Evitare gli eccessivi apporti azotati.

Con infezioni precoci intervenire in fase di levata, ripetendo il trattamento in spigatura. In genere, con infezioni interessanti non oltre il 5% della superficie fogliare intervenire nel periodo vegetativo compreso tra la fase di foglia a bandiera e quella di botticella.

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