Oidio [Erysiphales]

Parti vegetative colpite, sintomatologia

Tra le solanacee più colpite da questo patogeno ricordiamo il peperone, il pomodoro (prevalentemente in Italia meridionale ed insulare) e la melanzana.

In qualsiasi stadio dello sviluppo vegetativo delle piante possiamo rilevare la tipica manifestazione oidica: quando vengono colpiti i tessuti della pianta tendono ad ingiallire e, successivamente, a necrotizzare determinando un arresto della crescita della pianta e, di conseguenza, anche la maturazione dei frutti risulta compromessa. I sintomi dell’infezione possono comparire anche sotto forma di un’efflorescenza biancastra farinosa (più tipica degli ambienti serricoli che di quelli in pieno campo).

Aspetti biologici ed epidemiologici

L’agente della malattia (Leveillula taurica) si caratterizza per una specializzazione parassitaria nei confronti delle solanacee. Presente in forma agamica (Oidiopsis taurica) grazie alle sue ife (ramificate e dotate di austori) è capace di penetrare attraverso gli stomi nel mesofillo fogliare: questo comportamento è detto emiendofitico proprio perché si ha la penetrazione nei tessuti parenchimatici delle foglie; le altre erisifacee, invece, si contraddistinguono per un micelio in grado di svilupparsi solo all’esterno dei tessuti.

I conidi, presenti agli apici dei rami conidiofori, diffondono la malattia in particolare in primavera ed in autunno: valori ottimali per lo sviluppo del patogeno possono essere ritenuti di 20° C di temperatura media con umidità relativa del 70-75%.

Nei mesi invernali l’inoculo si conserva o sotto forma di micelio o, più raramente, nella forma sessuata dei cleistoteci, nerastri corpi sferici di 150-200 micron, dotati di fulcri ramificati che contengono gli aschi. La forma ascofora si presenta sulle foglie malate quando non vi sono più condizioni termoigrometriche favorevoli allo sviluppo del micelio fungino.

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