Mal del Piede del Frumento [Gaeumannomyces graminis tritici]

SINTOMATOLOGIA

La malattia si manifesta con chiazze di piante con sviluppo stentato e ingiallite, con presenza di un processo di necrosi della parte basale del culmo e delle radici.

Attacchi tardivi portano alla comparsa di spighe bianche sterili o semivuote con cariossidi striminzite.

BIOLOGIA ED EPIDEMIOLOGIA

Gaeumannomyces graminis var. tritici (sin. Ophiobolus graminis var. tritici) colpisce il frumento e l’orzo. Del micete sono conosciute anche var. graminis e var. avenae, non presenti in Italia, diffuse nelle aree tropicali e subtropicali, i cui rispettivi ospiti sono il frumento e l’avena. Il fungo si conserva come micelio sui ricacci dei cereali e su graminacee spontanee (Bromus, Hordeum, Dactylis, Festuca, Lolium, più raramente Poa) oppure sui resti vegetali con gli pseudoteci. Questi sono tendenzialmente globosi, nerastri, contenenti aschi ognuno dei quali racchiude un fascio di ascospore filiformi, dritte o leggermente arcuate, inizialmente ialine poi brunastre, interessate da 3-5 pseudosetti. Le ascospore sono capaci di infettare direttamente l’ospite oppure producono microconidi falciformi che sorgono direttamente sulle stesse o all’apice di un filamento germinativo. Le infezioni causano la necrosi della parte basale dei culmi delle giovani piante e delle radici e avvengono con temperature di 12-18°C, mentre con temperature inferiori ai 10 °C non avviene l’insediamento della malattia e temperature oltre i 30 °C devitalizzano il patogeno.

In seguito alla malattia le piante già sviluppate ingialliscono, muoiono o producono spighe bianche, totalmente o parzialmente sterili.

DIFESA

Evitare il ristoppio o ricorrere alle normali rotazioni. Facilitare la decomposizione delle stoppie con precoci arature e con l’eventuale apporto di urea. Con la lavorazione del terreno eliminare le piante avventizie di cereali. Curare la sistemazione del terreno onde favorire l’eliminazione delle acque in eccesso. Utilizzare varietà poco suscettibili e a taglia bassa in quanto più resistenti all’allettamento. Adottare una giusta densità d’impianto, evitare le semine troppo precoci e gli eccessivi apporti di azoto

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